Quello che oggi identifichiamo semplicemente come “Podere di Corsanello” fu in realtà un piccolo borgo fortificato nato molto probabilmente nel XIV° secolo. Attualmente è composto da un’unità centrale con ampie arcate cinquecentesche, da una torre più antica che originariamente doveva avere funzione difensiva, da vari residui di muri “a scarpa” con caratteristiche addirittura di un periodo anteriore. Il complesso, ubicato ad eguale distanza tra le chiese di San Donnino (di cui oggi rimane solo l’omonimo podere), di S. Antonio Abate al Pero (oggi solo Podere Pero) e l’antichissima ed ancora splendida Pieve di Corsano, di cui abbiamo notizia a partire dal 1027, fu densamente abitato fino al secolo scorso. Il documento più antico che ci parla di Corsanello risale al 1536 ed è è relativo ad alcune “acconciature” (opere in muratura), fatte da tale “maestro Alberto”. Alla data dunque il fabbricato era già esistente. Chi commissionò tali lavori fu il proprietario di allora: il Magnifico Bernardino Boninsegni, che era allo stesso tempo proprietario anche di alcuni poderi vicini: Corsano, Sorra, Fornace e Santa Lucia.
Stemma dei Buoninsegni alla fine del 1600
Stemma dei Buoninsegni alla fine del 1700
La nobile casata dei Boninsegni (a volte scritto Buoninsegni) era una delle più importanti della Repubblica di Siena ed i suoi appartenenti ne ricoprirono i più alti incarichi civili ed istituzionali. Bernardino in particolare fu ripetutamente “Orator di Balìa”, ovvero Ambasciatore della Repubblica senese in Spagna (1539), in Germania (1544) e soprattutto in Francia (1554-1555). Tra i suoi documenti di questa famiglia spiccano una serie di “Ricolte” (raccolte) fatte nel podere di Corsanello e relative agli anni 1550, 1551 e 1552 che ci consentono di avere un quadro preciso di cosa si coltivava in questa zona: grano, ceci, fave, cicerchie, piselli, ma l’area era particolarmente dedicata alla cultura della vite e dell’olivo. A Corsanello si produceva in abbondanza vino bianco di malvasia e di trebbiano, vino rosso “alla Lombarda” e “rosso schiappato”, ma anche “acquarello”, ovvero vino di seconda spremitura meno pregiato e bevuto solo dai contadini. Tra il 1559 ed il 1600 molte delle proprietà dei Boninsegni passarono alla nobile famiglia Buonsignori, compreso il nostro Corsanello.
Stemma dei Buonsignori alla fine del 1600
Stemma dei Buonsignori alla fine del 1700
Nel 1609 i Buonsignori risultano proprietari dei Poderi di Corsano, Corsanello, San Donnino e Santa Lucia. Numerosissimi sono i documenti che collegano questa famiglia alla Pieve di Corsano ed alle sue due “Confraternite”: S. Agata e SS.mo Rosario. Il ruolo dei nobili Buonsignori infatti emerge spesso nelle cospicue elemosine, ma anche negli incarichi di queste compagnie laicali. Nel 1646 ad esempio Francesco Buonsignori viene eletto come “Depositario” (tesoriere) della Compagnia di S. Agata, mentre nel 1655 Annibale Buonsignori fu Consigliere. La Diocesi di Siena soleva tassare tutti i poderi con le “decime”, una sorta di obolo annuale dovuto alla Pieve di appartenenza e così anche Corsanello ne fu soggetto.
Nel 1663 ad esempio pagò un tributo di “sei staia di grano e una staia di vino”. Nel 1692 il nostro podere, ancora dei Buonsignori, dichiarava al fisco una rendita di 84 scudi. Alla fine del 1800 questa nobile famiglia possedeva ancora i poderi di: Corsanello, Corsano, Ciaia e San Donnino. La famiglia Buonsignori continuò a possedere questi luoghi ed in particolar modo i Poderi di Corsano, Corsanello, San Donnino e Ciaia fino al 1915, poi, non avendo più eredi, l’intera proprietà passò alle Pie Disposizioni e nel 1917 fu acquistata dalla famiglia Migone. La Torre di Corsanello appartiene oggi alla famiglia Grisanti.